Studio psicoterapia a mediazione

Il nostro studio

Il nostro studio si trova in una zona residenziale, sviluppata all’inizio del ‘900 su iniziativa di un gruppo di giornalisti, all’interno della ridefinizione urbanistica della zona Nord di Milano a cura dell’arch. Evaristo Stefini. La zona porta ancora il nome di Villaggio dei Giornalisti, o Villaggio Maggiolina, che prende il nome da un ristorante con cambio cavalli che c’è stato nel quartiere fino all’inizio degli anni ’60 del secolo scorso. Il nome Maggiolina deriva da un piccolo canale irriguo, tra il Seveso e la Martesana, che attraversava la zona fino alla sua urbanizzazione.

Dopo 40 anni

A distanza di quarant’anni dallo sviluppo del quartiere, allora caratterizzato da ville e villette con giardino per lo più unifamiliari, si inserisce un singolare intervento, realizzato nel secondo dopoguerra (1946), dato da un gruppo di casette, inizialmente di due tipi: i “funghi” a due piani e le “zucche” a un solo piano oltre seminterrato.

“Le zucche e un fungo” –  immagini prese dal web e dei rispettivi proprietari

L’arch. Mario Cavallè

I Funghi e le Zucche sono opera dell’arch. Mario Cavallè (Milano, 1895 – 1982).

Non escludiamo che l’idea possa essere venuta dalle singolari costruzioni americane, ma ciò che è certo è che Cavallè utilizzò tutt’altra tecnica alimentata da tutt’altra ispirazione.

Cavallè era affascinato dalla struttura e dalla solidità dello scheletro umano e di altre configurazioni biologiche resistenti; ha studiato la geometria del cranio, il suo spessore nei vari punti, le sue giunzioni, così come ha studiato il femore, la sua sagoma, conformazione e resistenza; altrettanto per l’uovo e per altre forme leggere e resistenti offerte dalla natura (informazioni accessibili dall’archivio Cavallè, ancora custodito dal nipote che abita nella casa che fu lo studio del nonno).

La scelta della struttura delle zucche e della cupola dei funghi cadde su una configurazione a nido d’ape realizzata in mattoni, ovvero una cupola di mattoni disposti a losanghe a formare una sorte di rete, poi intonacata e impermeabilizzata. La struttura delle zucche resiste ancora oggi senza cedimenti e ha sopportato anche interventi di sottomurazione realizzati per valorizzare il seminterrato rendendolo abitabile.

Degli originari due Funghi e dodici Zucche sono rimaste oggi otto Zucche, note per gli abitanti del quartiere note come “case fungo”, avendo conservato la memoria dei due Funghi demoliti negli anni ’60. 

Oggi le otto casette sono soggette a vincolo e sono considerate tra le realizzazioni architettoniche di Milano da non perdere, descritte in ogni guida della città, chiamate anche “case dei puffi” o “iglooo”.

Noi, per rispetto della consuetudine di quartiere e per rispetto delle demolite sorelle a due piani, continuiamo a chiamarle Case Fungo.

Nella loro conformazione troviamo il contesto ideale per accogliere e condividere con chi si rivolge a noi un progetto in cui anche la scelta dello spazio ha un senso

“L’arch. Mario Cavallè” –  immagine presa dal web e dei rispettivi proprietari

Dopo 40 anni

A distanza di quarant’anni dallo sviluppo del quartiere, allora caratterizzato da ville e villette con giardino per lo più unifamiliari, si inserisce un singolare intervento, realizzato nel secondo dopoguerra (1946), dato da un gruppo di casette, inizialmente di due tipi: i “funghi” a due piani e le “zucche” a un solo piano oltre seminterrato.

“Le zucche e un fungo” –  immagini prese dal web e dei rispettivi proprietari

L’arch. Mario Cavallè

I Funghi e le Zucche sono opera dell’arch. Mario Cavallè (Milano, 1895 – 1982).

Non escludiamo che l’idea possa essere venuta dalle singolari costruzioni americane, ma ciò che è certo è che Cavallè utilizzò tutt’altra tecnica alimentata da tutt’altra ispirazione.

Cavallè era affascinato dalla struttura e dalla solidità dello scheletro umano e di altre configurazioni biologiche resistenti; ha studiato la geometria del cranio, il suo spessore nei vari punti, le sue giunzioni, così come ha studiato il femore, la sua sagoma, conformazione e resistenza; altrettanto per l’uovo e per altre forme leggere e resistenti offerte dalla natura (informazioni accessibili dall’archivio Cavallè, ancora custodito dal nipote che abita nella casa che fu lo studio del nonno).

La scelta della struttura delle zucche e della cupola dei funghi cadde su una configurazione a nido d’ape realizzata in mattoni, ovvero una cupola di mattoni disposti a losanghe a formare una sorte di rete, poi intonacata e impermeabilizzata. La struttura delle zucche resiste ancora oggi senza cedimenti e ha sopportato anche interventi di sottomurazione realizzati per valorizzare il seminterrato rendendolo abitabile.

Degli originari due Funghi e dodici Zucche sono rimaste oggi otto Zucche, note per gli abitanti del quartiere note come “case fungo”, avendo conservato la memoria dei due Funghi demoliti negli anni ’60. 

Oggi le otto casette sono soggette a vincolo e sono considerate tra le realizzazioni architettoniche di Milano da non perdere, descritte in ogni guida della città, chiamate anche “case dei puffi” o “iglooo”.

Noi, per rispetto della consuetudine di quartiere e per rispetto delle demolite sorelle a due piani, continuiamo a chiamarle Case Fungo.

Nella loro conformazione troviamo il contesto ideale per accogliere e condividere con chi si rivolge a noi un progetto in cui anche la scelta dello spazio ha un senso

“L’arch. Mario Cavallè” –  immagine presa dal web e dei rispettivi proprietari

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